Il periodo natalizio ha sempre segnato un momento di gaiezza, serenità e fraternità nella cultura cristiana. E se, nelle terre anticamente governate da Genova, il Natale era festeggiato con tradizioni che risalgono ad un passato pagano tramite “ U Confôgü” (Il Confuogo), nel Finalese, in avversità a tutto quello che era Genovese, questa tradizione non fu mai seguita. Anzi, i Finalesi, hanno sempre celebrato in forma molto più famigliare e privata il loro Confôgü. Alla vigilia di Natale, seguita la prima Messa, la famiglia si ritirava a casa, ove le donne iniziavano a preparare il pranzo serale, culmine della festa casalinga: si manteneva infatti il digiuno per l’arco dell’intera giornata. Gli uomini, eseguiti i lavori più pesanti, visitavano parenti ed amici, augurando “Bun Dinô”. I bambini giravano per le contrade, bussando alle porte e gridando “dinô da nùxe, dinô da nùxe…”. A tal grido ogni porta si apriva ed in dono veniva offerta frutta secca e, quando possibile, arance e mandarini…